19.04.2009 - Il Tirreno - Paese che vai porticciolo che trovi PDF Stampa E-mail

Paese che vai, porticciolo che trovi

il Tirreno — 19 aprile 2009   pagina 03  

Sezione: ATTUALITÀ Elisabetta Arrighi  CECINA.

Ci sono voluti sette anni, ma fra meno di un mese l’iter per la realizzazione del porto turistico di Marina di Cecina si chiuderà a livello regionale con la pubblicazione della delibera di valutazione d’impatto ambientale (Via). Il 4 maggio, quindi, sarà un giorno decisivo per tradurre nella posa della prima pietra (da fare entro fine anno) un progetto da 120 milioni di euro che si concretizza in un momento di profonda crisi economica. Una crisi che da tre mesi sta avendo ripercussioni pesanti anche sulla filiera nautica toscana.  I piani finanziari. Per la definizione dei piani finanziari, la società Foce Cecina, nata con nove soci che oggi sono diventati 500, al 70% cecinesi, ha messo in agenda una riunione per il 24 maggio. L’importante investimento avrà come ricaduta logistica la realizzazione di 786 posti barca e come ricaduta occupazionale 330 posti diretti e oltre 3mila nell’indotto.  Prima, però, della pubblicazione della delibera della Via, il consiglio comunale di Cecina, uno degli ultimi presieduto dal sindaco Paolo Pacini che sta per concludere il suo secondo mandato, dovrà adottare la Variante al piano regolatore del porto che disciplinerà meglio il perimetro dopo l’accordo sui terreni di un campeggio adiacente alla foce del fiume Cecina. I posti barca, anche per pescherecci, andranno da 8 a 40 metri.   Fermento in Maremma. Cecina parte e Talamone, il porto maremmano dove fece tappa Garibaldi durante la spedizione dei Mille, si mette sulla scia. Proprio nelle stesse ore in cui a Cecina il sindaco Pacini e il presidente della «Foce Cecina» Giuliano Matteoli annunciavano l’avvio dell’opera, a Firenze prendeva corpo con un documento preparatorio la fase finale per la definizione dell’accordo di pianificazione per l’assetto della mobilità di interesse sovracomunale e la riqualificazione e l’ampliamento del porto di Talamone nel Comune di Orbetello.  Ma in Toscana, dove attualmente fra porti veri (con servizi ad hoc), approdi e semplici punti di ormeggio si raggiunge quota 24mila posti barca (seconda regione italiana dopo la Liguria), si va oltre. Infatti è tutto un fiorire di idee e progetti per dare forma ad una portualità turistica che parte da lontano visto che in alcuni casi si disquisisce da non meno di dieci-quindici anni. E tutto questo vigore va avanti - come accennato - nonostante la congiuntura economica internazionale negativa.  La congiuntura negativa. Molti ordini ai cantieri della nostra costa e della riviera apuo-versiliese in particolare, che detiene la leadership mondiale nel settore dei mega yacht, sono stati per ora congelati (specialmente quelli con la firma di qualche nuovo riccone russo) e ci sono grandi firme della nautica di lusso, come Azimut, che hanno fatto scattare la cassa integrazione.  «Ma nonostante quello che sta succedendo bisogna guardare avanti - sottolinea Gianni Anselmi, sindaco di Piombino - I territori vanno immaginati in prospettiva, prescindendo dalla crisi. Se si dovessero fare valutazioni legate alla situazione attuale ci si infilerebbe in un tunnel senza fine».  Il lusso a Poggio Batteria. Immaginando il nuovo porto turistico di Piombino, Anselmi parla a ragion veduta: in questi giorni è stato infatti impegnato con il consiglio comunale per l’approvazione della variante al piano regolatore e al piano strutturale per le aree industriali, il porto e il distretto della nautica. In poche parole: a Piombino si farà un porto turistico per le grandi barche (fino a 22-24 metri), i posti saranno almeno 450. Il progetto vale 100 milioni di euro e sarà realizzato sotto Poggio Batteria, ovvero quella collinetta caratterizzata da una selva di antenne affacciata fra il canale di Piombino e il golfo di Follonica.  I tempi di realizzazione, a questo punto, dovrebbero essere abbastanza veloci: gà a partire da giugno si potranno cominciare le procedure necessarie. «Il bando di gara - dice il sindaco - dovrebbe essere fatto entro fine anno e nell’autunno 2010 si potrebbe già partire». Altri due-tre anni, e il nuovo porto, se non ci saranno intoppi, potrà vedere la luce.   Elba: un nuovo waterfront. Se Piombino si è messa al lavoro già da tempo, Portoferraio - dall’altra parte del canale - non è da meno. Ecco infatti l’ennesimo progetto di portualità turistica, che parte (anche questo) da lontano e che si inserisce in un contesto di riqualificazione del waterfront di Portoferraio dove sono previsti 1.050 posti barca: in cinque o sei anni ci si potrebbe fare. A San Giovanni andranno le barche medio-piccole, più o meno 400.  I porti che verranno. A San Vincenzo, località baricentrica della Costa degli Etruschi, si sta terminando la realizzazione del porto turistico per grandi barche: ne potranno ormeggiare 350. Il vecchio porticciolo, molto mediterraneo con la sua confusione di reti e canne da pesca e i suoi gozzi di dimensione familiare, poteva ospitare all’incirca 270 natanti. Il nuovo avrà, un’ottantina di bitte d’ormeggio in più ma anche un considerevole impatto visivo e ambientale, con la piattaforma protesa verso il mare che “mangia” la spiaggia modificando il vecchio assetto dell’area attorno alla torre medicea.  Casa e barca. A Marina di Pisa, dove oggi le barche si ormeggiano ai rimessaggi sul fiume, il progetto del porto turistico Bocca d’Arno prevede la realizzazione di strutture abitative e posti barca - 475 - che dovrebbero essere pronti entro il 2014. I capannoni ex Motofides sono stati demoliti nel 2007 e da qualche tempo è cominciata la bonifica. E a Livorno, al Mediceo, sono in programma altri 600 posti barca.  Ombre su Viareggio. Futuro ancora molto nebuloso per quanto riguarda il nuovo porto turistico di Viareggio (550 posti): la gara è stata espletata da tempo, vinta da Ferragamo (con grandi nomi della cantieristica, fra cui Swan, e Consorzio Etruria). A fine 2007, al rush finale per l’acquisizione del pacchetto di minoranza della Viareggio Porto Spa, fu sconfitta Teseco con Finedil ed Effebi. C’è stato un ricorso al Consiglio di Stato che ha rimesso tutto in discussione. - dal nostro inviato 

 

I cookie ci permettono di migliorare la tua esperienza utente. Continuando a navigare su questo sito, accetti il loro impiego. Maggiori informazioni.

Io accetto